Accesso alla professione

Grazie alla Regione Marche non ci sono più alibi

di Letizia Baccichet

Si poteva fare meglio e soprattutto si poteva fare prima.

Su questo siamo tutti concordi. Ma l’approvazione a fine novembre scorso della legge regionale sulle tintorie e lavanderie da parte della Regione Marche (prima in assoluto nella penisola ad attuare completamente quanto previsto dalla legge nazionale n. 84 del 22 febbraio 2006) è un evento certamente da non denigrare anzi, da salutare con un sospiro di sollievo.

Non comprendo e non condivido quindi la presa di posizione su giornali e blog del Consigliere Regionale Marche Enzo Marangoni di Libertà ed Autonomia - Noi Centro che, di fronte al mancato recepimento di alcuni suoi emendamenti finalizzati a far inserire nella legge specifiche sanzioni per le lavanderie self-service nei casi in cui operino con personale, ha affermato che “la legge regionale, così come approvata, è semplicemente una fotocopia della legge nazionale n. 84 del 2006, già vigente anche nelle Marche, poiché non porta alcuna significativo valore aggiunto rispetto alla stessa”.

Egregio consigliere, rispetto la sua opinione ma mi consenta di spiegarle perché a mio avviso quanto approvato nella sua Regione è invece un toccasana per il settore.

Primo: la legge nazionale 84 prevede specificatamente che le regioni italiane la recepiscano per definire alcuni fondamentali tasselli: i contenuti dei corsi professionalizzanti, l’identificazione dei diplomi qualificanti ed infine le modalità di designazione del Responsabile Tecnico (tipo di documento da produrre e a chi indirizzarlo). Non siamo di fronte quindi ad una fotocopia inutile ma ad un completamento dell’iter che permette, ad esempio, un più rigoroso ed efficace controllo anche sulle lavanderie a gettone. Sarà infatti più semplice per i comuni verificare se al servizio con personale corrisponde una dichiarazione di responsabile tecnico e sanzionare –anche pesantemente- eventuali abusi.

Secondo: proprio l’assenza di un recepimento da parte delle Regioni ha tenuto in “sospeso” la norma per ben sei anni. Una situazione insostenibile che aveva indotto, il 18 febbraio 2011, lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico ad emanare una Risoluzione sulla questione. Oggi con l’approvazione da parte delle Marche della legge cade anche l’ultimo alibi per coloro che non volevano regolamentare il nostro lavoro: chiunque nel nostro Paese voglia essere titolare di una lavanderia ma non ne ha i requisiti potrà ottenerli frequentando uno dei corsi di formazione professionale che verranno attivati nelle varie province marchigiane.

Terzo: il via libera alla disciplina per l’accesso alla professione avrà di certo un positivo  effetto domino in tutte le altre Regioni –ad esempio il Veneto in cui opero ci sta già lavorando- offrendo l’opportunità al nostro Paese di allinearsi finalmente agli standard europei in materia.

Su una cosa do ragione al consigliere Marangoni. Sarebbe stato meglio se la legge regionale marchigiana si fosse limitata alla definizione dei tre ambiti richiesti senza introdurre inutili adempimenti amministrativi come ad esempio l’esposizione obbligatoria delle tariffe professionali. Un anacronismo evitabile.

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